PROVIAMO A ESSERE SCOMODI

Scomodi… per chi? Per la personalità, naturalmente.

Per quella parte di noi che ha imparato a esistere attraverso ruoli, maschere, riconoscimenti. L’ego – o la personalità, se preferiamo usare un termine più vicino al vissuto quotidiano – è un costrutto fondamentale, una struttura che ci ha protetti, aiutati, permesso di navigare il mondo. Ma proprio per questo, è anche la prima parte di noi a sentirsi destabilizzata quando qualcosa ci invita al cambiamento autentico.

Essere “scomodi” significa provocare un piccolo terremoto interiore. È come spostare appena un piede fuori dalla zona di comfort… e subito la personalità si irrigidisce: teme di perdere il controllo, il riconoscimento, la “forma” con cui si è sempre identificata.

E allora, spesso, si attiva: cerca di dimostrare, di giustificarsi, di avere ragione. Con la forza, con l’astuzia, con l’ingegno… o con il vittimismo. In un modo o nell’altro, reclama il diritto ad avere un ruolo centrale in ogni evento, in ogni relazione, in ogni dinamica.

Tutto questo accade nel Campo. Ricordi cos’è il Campo, vero? È quello spazio sottile, energetico, vivo, in cui le nostre intenzioni, emozioni e credenze si muovono e risuonano… fino a diventare realtà tangibile. Non è solo teoria: è qualcosa che possiamo sentire, ogni volta che diventiamo presenti a ciò che si muove dentro e fuori di noi.

E proprio nel Campo, essere scomodi significa essere catalizzatori di verità. Significa portare vibrazioni che non si adattano alle vecchie narrazioni, che non cercano di piacere o di vincere, ma che aprono spiragli. Instillano domande. Rompono gli automatismi. E talvolta, fanno emergere il Nulla.

Un Nulla sacro, fertile, che non è vuoto ma spazio puro. Uno stato dell’essere in cui non serve fare, dimostrare, giustificare… ma solo essere. Un luogo di grande potere trasformativo, che la personalità non può controllare, ma solo attraversare – se ha il coraggio.

Quello che sto per condividere, e che forse stai già iniziando a sentire, non è neutro. Non è un contenuto “comodo”. Potrebbe andare contro i miei stessi interessi, contraddire parti del mio percorso, entrare in tensione con ciò che ho già scritto o insegnato.

Ma questa è la natura del lavoro profondo: ci invita a spogliarci, a rivedere, a rimanere aperti.
E soprattutto ci chiede: a che livello di consapevolezza vogliamo stare?
Leggere, ascoltare, comprendere… tutto cambia, se cambia la coscienza con cui ci poniamo.

Praticamente, questo può voler dire imparare ad ascoltare il disagio senza volerlo subito correggere. Respirare nella resistenza senza giudicarla. Chiedersi con sincerità: di chi è questa voce dentro di me che sta reagendo? A cosa si aggrappa? Cosa teme di perdere?

E infine: sono pronto a lasciar andare chi credo di essere, per accogliere chi sono veramente?

Non è un cammino facile. Ma è un cammino vivo. E se sei arrivato fin qui, probabilmente è già cominciato.

Nessuna pratica, nessun percorso, nessuna attività può condurti alla Consapevolezza Suprema.
Non importa quanto sofisticata sia la tecnica, quanto disciplinato il tuo impegno o quanto raffinato il tuo metodo: tutto ciò appartiene al mondo delle forme e, in quanto tale, resta confinato nell’illusione.

Ogni sforzo per “avvicinarsi” a ciò che è eterno è già un allontanamento, perché presuppone che tu ne sia separato.
Persino l’idea di Consapevolezza Suprema è un concetto: e i concetti, per quanto elevati, non sono la realtà. Sono mappe, non il territorio.

Quando incontri corsi, seminari o scuole che si autoproclamano “illuminanti” e ti chiedono denaro in cambio della liberazione, fermati.
Non ti stanno liberando: ti stanno trattenendo in un gioco dove l’ennesima promessa di “arrivare” alimenta solo l’idea che tu sia ancora lontano.
L’ego spirituale è più sottile di quello mondano, ma non meno insidioso.

La Vera Conoscenza non ha prezzo.
Non può essere comprata, perché non appartiene a nessuno e non è una merce.
Non richiede sforzi fisici incessanti, né prove di resistenza, né rituali ripetuti all’infinito.
È come l’aria: è sempre presente, ovunque tu sia, e ti sostiene senza che tu debba conquistarla.

La Vera Conoscenza si dona, si riceve e si trasmette spontaneamente.
Può arrivare da una parola, da un silenzio, da uno sguardo, da un istante di totale presenza.
Quando accade, non c’è un “io” che ottiene e un “altro” che dà: c’è solo il fluire della Verità che si riconosce da sé.

Ricorda: ciò che è autentico non può essere comprato.
Ciò che è eterno non può essere venduto.
Grazie



 

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